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E’ mia intenzione descrivere brevemente in questo articolo, frutto della mia esperienza lavorativa, alcune delle possibili cause di dolore cervicale cronico ed alcuni test per evidenziarne la presenza. Cercherò di essere il più chiaro possibile utilizzando un linguaggio facile e comprensibile adatto anche a chi non è del campo e che magari potrà trarne qualche utile spunto.

Inizierò spendendo due parole sulle cause di origine “meccanico-articolari”, mi riferisco alle riduzioni di mobilità tra una vertebra e l’altra con conseguente contrattura muscolare e dolore, eventualità estremamente frequente ma facilmente risolvibile; successivamente descriverò come problematiche di natura emotivo-emozionale si possano ripercuotere sulla regione cervicale determinando dolore e limitazione funzionale. Infine descriverò alcune possibilità, forse meno conosciute, a partenza dalla “bocca” per poi passare agli occhi in quanto una deglutizione sbagliata, una cattiva masticazione oppure una visione alterata possono influire moltissimo sulla postura e sul dolore cervicale.

 

Problemi meccanici

A seguito di traumi, colpi di frusta, attività sportive, posizioni viziate, sforzi eccessivi ecc.. si possono instaurare dei blocchi articolari a livello delle faccette articolari presenti tra una vertebra e l’altra.
E’ una cosa frequente ma facilmente risolvibile.
L’osteopata farà dei test di mobilità sulle vertebre del tratto cervico-dorsale, individuerà la vertebra in disfunzione e la libererà mediante una tecnica specifica riportandola ad una corretta mobilità con conseguente risoluzione del dolore cervicale.

Problematiche di tipo “emotivo-emozionali”

Questo aspetto è molto frequente e straordinariamente importante, cercherò di spiegarlo nel modo più semplice possibile.

Esiste un collegamento profondo tra il diaframma (che è il muscolo principale della respirazione e che separa il torace dall’addome) e le vertebre cervicali.
Tale collegamento è sia di natura neurologica, infatti il nervo frenico che innerva il diaframma origina dalla terza, quarta e quinta vertebra cervicale; sia di natura anatomica: infatti ci sono una sorta di “legamenti” che, mediante l’interposizione del pericardio (che è una sottile membrana che avvolge, protegge e sostiene il cuore), collegano il diaframma alle vertebre cervicali ed alla base del cranio (vedi figura di lato).

Le caratteristiche delle persone che rientrano in questa “categoria” sono le seguenti: sono caratterialmente molto emotive o stanno attraversando un periodo particolarmente stressante; oppure tendono per loro natura a controllare tutto e fanno fatica a lasciarsi andare, magari hanno anche la mandibola perennemente contratta, soffrono di tensione e rigidità cervicale e spesso di cefalea muscolo-tensiva; può succedere che vanno a dormire che stanno bene e si svegliano con il torcicollo e per questo danno la colpa al materasso o al cuscino. Queste persone tendono a trattenere ed a bloccare e spesso tutto ciò si somatizza con una grandissima tensione a livello del diaframma, questo perché a livello inconscio trattenendo il respiro si bloccano e si reprimono le emozioni.
Il diaframma sarà duro, rigido e poco mobile e questa tensione si ripercuoterà mediante il collegamento descritto prima fino al collo. Immaginiamo una corda che collega da un lato il diaframma e dall’altro il collo, se la corda tira a livello diaframmatico per forza questa trazione si trasmetterà in alto. Infatti facendo un test di mobilità sulle vertebre cervicali si sentirà tutto il tratto teso sia a destra che a sinistra.
Anche qui un test che si può utilizzare per confermare questa relazione è un test di inibizione: si testa la mobilità del collo da seduto verso destra e sinistra e probabilmente sarà ridotta; a questo punto si esercita una trazione sul diaframma verso l’alto ed in chiusura in modo da inibirlo e molto probabilmente l’escursione articolare del collo sarà più ampia rispetto a prima, ciò conferma la relazione.

Deglutizione atipica

Due parole per descrivere la deglutizione: il passaggio dalla deglutizione infantile a quella matura si completa di solito a sei anni, secondo altri autori entro i dieci anni.
In un modello di deglutizione infantile o atipica (confronta la figura subito sotto) la lingua spinge contro i denti oppure si interpone tra i denti stessi; la parte media della lingua si abbassa e tutta la pressione che si produce nell’atto della deglutizione viene scaricata contro i denti (invece che in alto-dietro contro il palato come normalmente dovrebbe essere).
Inoltre durante la deglutizione si hanno forti contrazioni dei muscoli delle labbra in quanto spesso la lingua viene interposta tra i denti facendo leva sulle labbra stesse.

MODELLO DI DEGLUTIZIONE DISFUNZIONALE.

Per acquisire una deglutizione fisiologica adulta la lingua deve distendersi lungo il palato e la sua punta deve andare a stimolare lo spot palatino, una zona molto reflessogena situata a livello delle rughe palatine, subito dietro gli incisivi superiori; cessa così la spinta contro i denti o tra i denti e le labbra in questo caso non hanno più bisogno di contrarsi.

MODELLO DI DEGLUTIZIONE FISIOLOGICA.

Uno dei test che utilizzo per verificare la presenza o meno di una deglutizione atipica è il seguente: chiedo di deglutire tenendo i denti a contatto posteriormente e le labbra ben aperte, correggo la posizione della testa così da mettere spalla ed orecchio sulla stessa linea e chiedo di mandar giù la saliva senza che le labbra si tocchino e senza compensare portando il collo in avanti (vedi figura qui accanto).

Quando la deglutizione è fisiologica non si dovrebbero rilevare contrazioni delle labbra o compensazioni cervicali ma soltanto il movimento della laringe che prima si innalza e poi si abbassa.
Quando la lingua è nella giusta posizione sullo spot palatino, il controllo posteriore (colonna cervicale) e quello anteriore (chiusura delle labbra) lavorano in corretto equilibrio. Al contrario la deglutizione avverrà con alterazione del sigillo labiale anteriore e mancanza di stabilità cervicale posteriore, infatti il soggetto nel tentativo di deglutire si aiuterà portando la cervicale in avanti ( il classico “movimento a gallinaccio”) e questo comporterà grosse tensioni sul tratto cervicale, soprattutto a livello della quinta e sesta vertebra cervicale, che infatti a lungo andare, considerando che nell’arco della giornata deglutiamo circa duemila volte, andrà incontro ad artrosi e degenerazione.

La lingua con la sua fisiologia riveste un ruolo fondamentale nella corretta deglutizione e di conseguenza nella corretta postura cervicale.
Con un lavoro specifico è possibile rieducare questa funzione con enormi benefici sia sul dolore cervicale che sulla postura in genere fino ad arrivare a migliorare addirittura l’appoggio plantare.

Frenulo linguale corto

Il frenulo linguale e’ un piccolo filamento che ancora la lingua al pavimento della bocca (vedi immagine subito di lato).

Il test per capire se c’e’un frenulo linguale corto è quello di aprire la bocca di tre dita e, mantenendo questa postura, portare la lingua a toccare la zona subito dietro gli incisivi superiori, a livello delle rughe palatine (tale zona si chiama spot palatino); se ciò è possibile vuol dire che il frenulo è normale.

Nella normale deglutizione la lingua dovrebbe andare in alto e dietro, ma, in presenza di un frenulo linguale corto sarà trattenuta in basso-avanti e si presenterà affossata al centro.

La radice della lingua si inserisce sull’osso ioide, anche quest’ultimo durante la normale deglutizione dovrebbe spostarsi in alto-dietro ma, a causa del frenulo corto sarà trattenuto in una posizione alta ed anteriore; tutto ciò comporterà che alcuni muscoli lavoreranno al contrario invertendo il punto fisso ed il punto mobile ed il paziente assumerà la caratteristica postura con testa e cervicale anteriorizzata, è facile riscontrare anche un aumento della cifosi dorsale (nella figura subito di lato si vede prima una postura normale e poi una postura da frenulo linguale corto).

Ad eccezione dei casi più gravi dove il frenulo va sezionato, in una grande percentuale di casi con esercizi specifici si riesce ad “elasticizzarlo”, con   conseguente cambiamento in meglio di tutta la postura, a partire dalla testa e collo, fino alla schiena, bacino ed appoggio plantare.

La masticazione

Masticare sempre e solo dallo stesso lato comporta dei disequilibri posturali che interessano tutta la postura, a partire dalla cervicale fino ad arrivare ai piedi che col tempo possono determinare mal di schiena e dolori cervicali. Supponiamo di masticare solo dal lato sinistro ed analizziamo i possibili adattamenti posturali (confronta la figura qui a lato):

  • masticando solo a sinistra la mandibola devierà verso sinistra (la linea interincisiva inferiore sarà deviata verso sinistra) e ci sarà un ipertono dei muscoli masticatori di sinistra;
  • la testa sarà inclinata e ruotata verso sinistra (di spalle l’orecchio sinistro è più basso e sporgente);
  • per consentire allo sguardo di rimanere dritto la spalla destra si abbasserà e la sinistra si solleverà e questo comporterà degli adattamenti che coinvolgeranno la colonna vertebrale, il bacino fino ad arrivare all’appoggio plantare dove si osserverà una differenza di carico di diversi kg tra un piede e l’altro.

E’ possibile valutare la relazione tra bocca e postura semplicemente con un test di inibizione: si posizionano due rulli di cotone tra le arcate dentarie in modo da impedirne il contatto, cosa che avviene normalmente durante la masticazione. In questo modo è come se escludessimo momentaneamente l’informazione proveniente dai denti e dall’articolazione temporo-mandibolare; a questo punto se lo squilibrio posturale è correlato ad un problema a partenza dalla bocca i parametri posturali presi in esame inizialmente miglioreranno.

E’ importante verificare se c’e’un impedimento reale affinché la masticazione sia bilaterale e simmetrica, ad esempio mancanza di denti da un lato, precontatti, dente del giudizio che durante la masticazione graffia la guancia o solamente delle abitudini.

Anche in presenza di asimmetrie strutturali a livello orale ripristinare una funzione masticatoria bilaterale ed alternata permette di avere un miglior equilibrio di tutto l’assetto posturale fino ad arrivare ad una più uniforme distribuzione dei carichi sui piedi.

Il test per individuare la presenza di un lato di masticazione preferito è semplice, basta verificare se uno dei due muscoli massetere è più sviluppato rispetto all’altro lato (ovviamente dal lato dove si mastica abitualmente sarà più ipertrofico), inoltre la linea interincisiva inferiore (meglio ancora i frenuli labiali) mantenendo i denti a contatto sarà deviata dal lato dove si mastica abitualmente.

La visione

Gli occhi potrebbero influire moltissimo sull’atteggiamento posturale del collo: supponiamo che una persona veda meglio con un occhio, è normale che il soggetto per compensare ruoterà il capo in modo da portare l’occhio con il quale vede meglio in avanti. Questo comporterà tensione e rigidità cervicale ma la persona sarà obbligata a mantenere questo atteggiamento posturale a meno che non si migliori la capacità visiva con occhiali, training visivo ecc. Per quanto riguarda la visione sono due gli aspetti da indagare:

  • La capacità visiva (quindi il recettore oculare)
    Per valutare ciò mi aiuto anche con una pedana stabilometrica e posturometrica ed eseguo delle misurazioni con il soggetto in piedi, con e senza occhiali ed anche ad occhi aperti ed a occhi chiusi: se i valori riscontrati sono uguali ad occhi aperti ed a occhi chiusi o addirittura migliorano ad occhi chiusi sarà evidente che il soggetto non utilizzerà la vista per controllare la propria postura ortostatica. In questi casi un controllo dall’oculista sarà quanto meno consigliabile.
  • La motilità della muscolatura estrinseca oculare
    Per verificare questo aspetto esistono dei test di screening che ci permettono in tre minuti di capire se c’è un’interferenza visiva sulla postura e quindi probabilmente anche sul dolore cervicale.

Una problematica a carico della muscolatura estrinseca dell’occhio determina degli squilibri binoculari, ossia una coordinazione non corretta tra i due occhi , questo comporterà degli adattamenti e compensi cervicali e della testa per lavorare di più con l’occhio “principale”.

Conclusioni

Concludo dicendo che ogni sintomatologia dolorosa, anche se di vecchia data, ha una causa che l’ha determinata e che va ricercata con molta attenzione. Non bisogna rassegnarci a convivere con certi dolori che limitano la qualità della vita, quando il più delle volte è possibile intervenire con successo anche su dolori cronici. Il corpo ha la possibilità di rigenerarsi ed autoguarirsi se viene messo nelle giuste condizioni: spetta anche all’osteopata, con la collaborazione del paziente, fornire le giuste informazioni affinché ciò avvenga.

N.B.  Alcune Immagini di questo articolo sono tratte dal libro di testo “ORTODONZIA DINAMICA E RIPRISTINO DELLE FUNZIONI” di Gabriella Guaglio